Un formidabile errore di valutazione

| 29 commenti

Amedeo Minghi doveva avere una smisurata stima del popolo italiano quando in un eccesso di autolesionismo scrisse la canzone "Vattene amore". E doveva averne ancora di più quando decise di presentare tale brano niente meno che al Festival di Sanremo del ’90.

La caratteristica di "Vattene amore" è che il titolo può essere ignoto a molti. Ma già il fatto che fosse cantato in coppia con Mietta può accendere qualche lampadina. Se però dico "trottolino amoroso e dudù dadada", beh, chi non la conosce. Dai, confessatelo….

E proprio qui sta il problema. Se vivi in Italia non puoi permetterti di scrivere "trottolino amoroso" da nessuna parte, neppure sulle pareti dei cessi dell’autogrill di Dorno. Lo sputtanamento sarà immediato ed estremamente longevo.

E a niente vale il fatto che il testo in realtà riportava "magari ti chiamerò ‘trottolino amoroso e dudù dadada’ ". Cioé, capite, Minghi voleva mettere in ridicolo le tipiche tenerezze tra innamorati, evidenziandone l’iperbole più idiota che potesse immaginare. Contava sul fatto che la gente avrebbe sorriso con lui, e non certo riso di lui.

E naturalmente sbagliava. Ovvio, siamo in Italia. Davvero pensava di farla franca in un paese dove scorregge e calci nelle palle rappressentano i topoi più raffinati dell’umorismo nazionale?
Che poi, diciamolo chiaramente, se l’è cercata. Cioé, se ti chiami Minghi (Amedeo, per giunta), le tue dosi di prese per il culo e di fantasiose, raffinate e dissacranti storpiature del tuo cognome, le avrai pur subite, no? Da cosa originava questa tua incrollabile fiducia nelle italiche genti? E soprattutto sulla loro capacità di cogliere le tue sottigliezze verbali.

Mio dio, ti sei pure presentato in coppia con una che si fa chiamare Mietta. Che, per quanto gnocca, te lo concedo, ha un nome che con "trottolino amoroso" ci sta proprio bene. Ma dove ce l’avevi la testa? Certo, sei arrivato terzo, e quella canzone ha venduto un casino. Ma per quanto durerà la tua vita, per quanto tu possa scoprirti un novello Mozart finora sopito, sàppilo, tu rimarrai sempre e comunque quello del "trottolino amoroso dudù dadada".

E non ci sono cazzi. Ipse dixit.

29 Comments

Rispondi

-->