Un Codice da Gonzi

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AVVERTENZA – Questo post non contiene critiche al Codice Da Vinci. Non contiene nemmeno elogi. Non ho mai letto il libro. E non ho manco visto il film. E non ho particolari motivazioni ideologiche per non averlo fatto. Non m’è capitato, tutto qui. Se speravate in qualcosa di diverso, la blogosfera è piena di recensioni pro o contro.

E’ che con l’enorme successo de "Il Codice Da Vinci" un sacco d’avvoltoi si sono gettati sulle carni fresche del pubblico. Lasciamo stare tutti i volumi che vogliono spiegare che cazzo ha scritto Dan Brown, roba tipo "The Da Vinci Code for Dummies", o peggio le spiegazioni delle spiegazioni, o le confutazioni delle spiegazioni, o le confutazioni delle confutazioni delle spiegazioni delle teorie di Dan Brown. O gli approfondimenti della confutazioni delle spiegazioni delle confutazioni delle confutazioni delle teorie di partenza, che a questo punto nessuno si ricorda più quali erano. Posso continuare all’infinito, se non mi fermate.

Tutta roba che comunque contiene "Da Vinci" o "Codice" nel titolo. Ecco, appunto, ultimamente la parola "Codice" gode di una gigantesca popolarità. La appiccicano a qualsiasi cosa, c’avete fatto caso? Secondo i geniali direttori marketing di ogni prodotto che sia uscito nell’ultimo anno, noi siamo tanto gonzi da compare tutto ciò che ci possa ricordare, anche in maniera sfuggevole, ‘sto cazzo di Codice. Ma magari c’hanno ragione loro, magari orde di stralunati lettori di Dan Brown si sono davvero riversate nei negozi in cerca di ogni sorta di prodotto che contenga le parole "Codice" o "Da Vinci". Bisognerebbe verificare se altri prodotti editoriali, non privi di una loro certa dignità peraltro, come Il Codice Penale, o Il Codice Civile, o magari Il Codice della Strada, hanno registrato un picco di vendite, negli ultimi mesi. No, perché allora avrebbero ragione loro, siamo davvero tanto gonzi, e non avrei alcun problema a congratularmi per la loro lungimiranza.

Ma perché limitarsi ai libri? E’ uno scandaloso spreco! Qualsiasi cosa va bene, basta riuscire a piazzarci addosso le paroline magiche! C’è ad esempio il quiz preserale di Rai1, quello di Carlo Conti, che si chiama "Alta Tensione – Il Codice per Vincere". Che è geniale, se ci si pensa: non solo hanno sbattuto la parola "Codice", ma anche "Vincere" ha una certa assonanza funzionale al titolo del libro.

Chissà quante altri geniali usi si possono fare di queste parole per vendere quintali di paccottiglia che altrimenti stagnerebbe sul pavimento di un magazzino. Chennesò, chiamare un libro di ricette "Il Codice del Cibo", roba così. Vi vengono in mente altri esempi?

ULTIM’ORA!!!
Oggi giravo senza senso in Via XX, come spesso mi capita, e ho visto nella vetrina di un negozio la fa-vo-lo-sa penna stilografica ufficiale del Codice Da Vinci. Questo è solo un’esempio della paccottiglia a cui mi riferivo qualche riga più in su, con l’aggravante che è un prodotto con licenza ufficiale e non una fantasiosa imitazione. Se troverò altre cose degne di nota le pubblicherò nei commenti, e voi farete altrettanto, naturalmente.


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