Schizofrenia portami via

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Si c’avete preso. E’ l’ennesimo trattato di psicologia spicciola, infarcito di puerile umorismo e banali luoghi comuni ascoltati sul tram. Come se ne vedono tanti su internient.
Non è una cosa nuova, soprattutto per noi blogger. D’altra parte il mondo è pieno di schizofrenici, c’è perfino chi, da presidente del consiglio, deve vigilare sulla cessione dei diritti televisivi della propria squadra di calcio a una delle sue emittenti. E magari riesce anche ad essere in disaccordo con gli altri sé stessi.
C’è chi dice di essere uno e trino, c’è chi dice di non esserlo ma lo è, e c’è pure chi è uno e Pino (questa la capiamo in 2-3 al massimo, ma era troppo bella).

Nel mondo dei blog è fin troppo facile mostrare aspetti del nostro carattere che, nella vita al di fuori dello schermo, rimangono, diciamo, un po’ in disparte. Sempre che esistano davvero. Per questo, forse, non è neppure troppo corretto parlare di schizofrenia, o di personalità multiple. Spesso mi faccio bello con gli amici usando il termine Dicotomia, ma solo perché ho aperto il dizionario su una pagina a casaccio. In realtà era uscito Upupa, ma trovavo difficile inserirlo in questo contesto. Però dicotomia ci sta bene.

Le mie due personalità si conoscono, si parlano. Sono due entità distinte ma che intervengono nella vita dell’altro. E’ per questo che preferisco palare di amico immaginario, più che di personalità secondaria.
Il mio amico immaginario si chiama Andrea, e non è invisibile. Anche se spesso fa di tutto per esserlo, e la cosa gli riesce piuttosto bene. Non è molto diverso da Hardla, a ben vedere. E’ solo un po’ meno. Un po’ meno tutto. Meno sfrontato, meno esibizionista, meno sboccato, meno divertente, meno stronzo, meno brillante, meno amichevole, meno menefreghista, meno allegro.
Meno. Ma per più tempo.

Certi giorni Andrea cammina per i vicoli, vede qualcosa di curioso e pensa "però, ‘sta cosa andrebbe scritta sul blog", e me la dice. E io la scrivo, col mio non-stile un po’ da coglione. E magari voi la leggete pure. Poi c’è a chi piace e a chi fa storcere il naso, però voi la commentate. Ma ad Andrea non c’è nessuno che lo ferma per strada e gli dice: "ehi, mica sono d’accordo con te" oppure "belin, c’hai ragione". Per fortuna, perché Andrea è un po’ timido e certe cose lo imbarazzano.

Si, ma questo post che senso ha? Nessuno, in effetti. Era una roba che Andrea voleva dire, ma s’è messo a balbettare più del solito, e questo è quello che è uscito fuori. Diciamo che se lui è un po’ uno struzzo (per favore, non siate prevedibili, lo so), con la testa sotto la sabbia, io sono come un’upupa (ehi, ci sono riuscito!), che canta ben protetta dalla cavità dell’albero in cui s’è rifugiata.
E, trattandosi di uccelli, il paragone è pure pertinente, e sufficientemente allusivo.

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