Perché scatto con la pellicola

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La mia “nuova” Zeiss Super Ikonta, la “compattina” per quando non ho voglia di portarmi dietro la Hasselblad

 

Dopo alcuni tentativi poco convinti in digitale, ho recentemente (ri)trovato una mia strada con la pellicola e la cosa suscita alcune doverose perplessità nelle persone che mi conoscono. La domanda principale è: chi cazzo te lo fa fare di tornare a pellicole e sviluppi, quando in digitale puoi fare tutte le foto che vuoi senza spendere una lira?

La risposta breve è: perché la pellicola è meglio, almeno per quello che faccio io.
La risposta lunga invece merita una listone ad hoc!

1. Perché la pellicola, attualmente, ha una maggiore risoluzione di qualsiasi sensore io possa permettermi
Io utilizzo il medio formato, vale a dire 6cm x 6cm di negativo. Scansionando il fotogramma a risoluzioni neppure troppo spinte (metti 3200 DPI), con il mio scanner non professionale, ottengo facilmente fotogrammi da 50 Megapixel e risultati fenomenali. Se portassi il fotogramma a scansionare in un laboratorio specializzato otterrei risoluzioni e qualità anche maggiori. Per non parlare degli scanner che esisteranno in futuro: potrò rifare scansioni di vecchi negativi e ricavarne informazioni nuove e migliori.

2. Perché la dinamica di una pellicola è superiore a qualsiasi sensore attualmente in commercio
Scattando in pellicola è molto difficile bruciare totalmente le luci, per via di una caratteristica chiamata difetto di reciprocità. Dal momento che faccio molte pose lunghe in notturna, il vantaggio di non bruciare le luci è notevole. Col digitale se aumenti la luce in ingresso (ad esempio in una posa lunga) rischi concretamente di ritrovarti con porzioni significative del fotogramma completamente bianche. Per questo motivo si ricorre sempre più spesso ad effetti HDR per ovviare alle limitazioni del sensore, parlo dell’uso sensato dell’HDR non delle schifezze molto pittoriche che andavano di moda fino a qualche tempo fa. Con la pellicola è più facile, entro una certa misura, avere nella stessa immgine porzioni di luce e porzioni in ombra, per via di una gamma dinamica maggiore.

3. Perché ho “trovato” in casa dei miei una Hasselblad con un obiettivo Zeiss Planar
Ok, ormai le macchine a pellicola non costano più moltissimo, nel mercato dell’usato. Non quanto gli ultimi mostri tecnologici che Nikon e Canon sfornano con maestria. Ma quando ero ragazzo la Hasselblad era la Ferrari delle fotocamere. Ricordo l’emozione di mio padre quando è riuscito ad averne una, la coccolava con profondo amore e rispetto, molto più di quanto abbia mai fatto con mia madre! Ovviamente la bontà di una fotocamera, soprattutto una analogica, dipende dalla costruzione degli obiettivi più che da quella della macchina (che, fondamentalmente, è una scatoletta vuota, una camera obscura), e gli Zeiss sono sempre stati al top.

4. Perché ho scoperto che non esistono solo le reflex digitali
Le macchine tipo la Hasselblad, analogiche, manuali e a pozzetto, non sono fatte per scattare raffiche o per portarsele in giro con nonchalance per fare della street photography. La morte loro è starsene cagate in bolla su un cavalletto bello solido, un bel cavetto flessibile per lo scatto a distanza et voilà, il gioco è fatto. Controllare la composizione diventa una faccenda un po’ da geometri, ci vuole lentezza e precisione, sistemare tutte le cose al posto giusto all’interno del fotogramma. Non sono macchine per chi ama la foto dinamica. Io ho scoperto di amare la foto lenta. E infatti non escludo, in un qualche futuro, di poter rivolgere le mie attenzioni a un sontuoso banco ottico, di quelli con soffietto e tendina dietro, tipo le comiche di Stanlio e Ollio (sì, esistono ancora).

5. Perché spendo per scattare (che cazzo di motivo è?)
Metti 6€ per un rullino Kodak da 12 pose, metti 4€ alla FNAC per lo sviluppo e una stampa caccosa (le stampe in realtà non mi servono più di tanto, visto che il mio fine è scansionare i negativi). Fanno 10€ per 12 foto. Ogni volta che pigio quel pulsante mi vanno via 83,33333333periodico centesimi. E’ quindi ovvio che, essendo io un pezzente, non mi posso mettere a scattare in modo compulsivo come se avessi una digitale (o come se non ci fosse un domani). Devo pensare i miei scatti, uno per uno, cercando di sbagliare il meno possibile ed evitare troppe ripetizioni. Questi pensieri si sommano ai quelli del punto 4 e, vedete bene, rendono ogni mio scatto moooolto lento. Vedermi far foto non è proprio uno spasso.

6. Perché ho trovato un mio modo di vedere
Non è solo la lentezza del workflow a piacermi, sono proprio gli scatti che faccio che mi sembrano avere finalmente un senso. Ovviamente non è merito solo dell’uso della pellicola. In questi due anni ho seguito un percorso culturale molto intenso e stimolante, che mi ha portato, sotto la guida di un insegnante che stimo molto, a trovare un modo di guardare le cose meno caotico ed erratico di quello che avevo prima. Già nelle ultime prove con la mia reflex digitale d’ordinanza (nei corsi di fotografia tutti quanti hanno una reflex digitale, cascasse il mondo, l’unica incertezza è se Nikon o Canon) sentivo d’aver trovato una strada interessante. Il passaggio all’analogico (con le difficoltà e i costi annessi e connessi) è come voler affermare che sto finamente credendo in quello che faccio. Non ho più bisogno di spaziare con le ottiche dal grandangolo più largo al tele più spinto. Ho solo l’80, il normale. Mi piacerebbe avere un 60, un medio grandangolo, utile in situazioni particolari, ma è un vezzo (e a 650€ un vezzo piuttosto rinunciabile). Niente più 24, 35, 18-70, 70-300, 28-200, 400, basta incertezze. Mi sono concesso una Zeiss Super Ikonta (nella foto iniziale), perché mi offre una qualità paragonabile a quella a cui sono ormai abituato (non è proprio la stessa cosa, ovviamente, ma l’ottica è comunque ottima e Zeiss), ma essendo pieghevole e un po’ più maneggevole, mi consente di farci dei giri anche in situazioni in cui, per pigrizia, avrei lasciato volentieri la Hasselblad a casa.

7. Perché adoro il suono dell’otturatore
Sarò infantile, sarò patologico, ma lo scatto della Hasselblad mi dà l’illusione di essere un fotografo per davvero. Il click digitale mi fa l’effetto turista. Sarà che sono cresciuto con quelle belle Nikon di una volta, a 35mm, che facevano un bel clac-clack metallico che non lasciava dubbi su ciò che era appena successo.

8. Perché fa figo
Lo scrivo perché so che, in fondo, è il primo pensiero che viene. Fa molto hipster, qualsiasi cosa voglia dire. In realtà avere una macchina inconsueta, buffa o retrò può avere i suoi vantaggi, la gente ti guarda con minor ostilità di quello che farebbe se tu andassi in giro a puntare un megazoom a muzzo. E mi differenzio dal resto di voi puzzoni.

9. Perché mi creo un archivio
Devo ancora imparare a catalogare i negativi, sono appena agli inizi, ma avere una copia fisica di ogni scatto può avere i suoi vantaggi. Qualsiasi cosa succeda alla mia copia digitale potrò in qualsiasi momento tirare di nuovo fuori il negativo e farne una nuova scansione. Se ho solo i RAW e mi si brucia inavvertitamente l’hard disk sono nella bratta.

10. Perché i colori sono più realistici
I processori delle nostre macchine digitali sono molto compiacenti e servizievoli, sanno che i nostri occhi gradiscono colori brillanti e ben saturi e ci producono dei jpg di conseguenza. Anche quando nessuno glieli chiede. In particolare la fotografia digitale ha introdotto un nuovo meraviglioso mondo colorato e vagamente plasticoso, un mondo perfetto che non sempre i nostri occhi riescono a vedere. La realtà digitale sembra essere sempre migliore della realtà reale. La foto analogica produce una gamma di colori più realistici, anche se non necessariamente reali (a seconda della pellicola e delle condizioni si possono introdurre delle dominanti di colore piuttosto significative). Il mondo, visto attraverso una foto analogica, mi sembra più vero di quello osservato in uno scatto digitale.

Ecco, questi sono i motivi per cui attualmente sponsorizzo l’industria del vintage fotografico e ho scelto di ripudiare il tanto osannato Futuro Tecnologico, a parte il blogghetto delle foto che scatto con l’iPhone, che ovviamente adoro, ma che utilizzo come diario e palestra. Mi sembrano tutti buoni motivi, pieni di buon senso e avvedutezza. C’è pure uscita una bella lista, che era tanto tempo che non ne facevo più, ora che sembrano essere ritornate in auge. Certo, rispetto a quelle dei miei amici blogger, o anche solo a quelle che scrivevo tempo fa, questa qui ha la tendenza a fracassare un po’ gli zebedei. Ma in fondo il blog è mio e mica vi costringo a leggere tutti i post.

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