Outtatime

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Se potessi tornare indietro nel tempo, saprei dove andare. Cercherei un ragazzino biondo e riservato, orgoglioso nella sua insicurezza, che non ha ancora imparato a ignorare tutto col ghigno sulla faccia. Non ancora intrappolato nel suo mondo, ma troppo spaventato per affrontarlo.
Lo troverei dodicenne e poi diciasettenne, parlerei con lui. E mi ascolterebbe, seguirebbe i miei consigli, perché in fondo si è sempre fidato solo di sé stesso. Gli racconterei quali sono le poche cose per cui vale la pena preoccuparsi, e quali paure moriranno con l’età e l’esperienza.
Gli farei intuire una strada, senza costringerlo a seguirla, parlerei di errori e di speranza, ma prima gli farei molte domande, per capire meglio quello che credo di ricordare. Da lontano sbircierei i suoi amici, i miei amici, e quelli di entrambi. Andrei a vedere alcune persone che non ha ancora conosciuto, gliele indicherei.
Lo lascerei qualche ora a riflettere, farei un giro per la città, cercando d’incontrare i miei nonni.
Diventerei per un paio di giorni il mio migliore amico, poi me ne andrei, lasciandolo libero di fare da solo i suoi errori. Errori uguali o diversi, ma compiuti con maggior disinvoltura.

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