Onde ancora Storte

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C’era una volta una trasmissione, radio.  Veniva trasmessa ogni giorno da una piccola emittente locale, Radio Liguria Uno, una di quelle radio libere che, passata l’euforia dei primi anni, cercavano di sopravvivere nel mondo dei grandi. Probabilmente ogni città ha avuto un programma di questo tipo, o forse no, non saprei, ho sempre vissuto qui. Ma Onde Storte a Genova e dintorni era l’evento, la novità. Anche perché nei primi anni ’80 l’umorismo in stile Gialappa’s non era ancora stato sdoganato dal grande pubblico: ricordo che molti, allora, per farsi due risate erano costretti a seguire ore di Radio Radicale, che mandava senza filtro le telefonate registrate sulla sua segreteria telefonica. E, tra un intervento politico e una telefonata di sostegno alla causa, ci scappava anche il bestemmione del ragazzino che voleva i suoi quindici blasfemi secondi di notorietà nell’etere, senza alcun tipo di censura. Ah ah ah, grasse risate. Vabbé, avete capito il clima, no?

Onde Storte era diverso. Personaggi dai nomi improbabili, Flacca, Joe Scognamiglio, Erasmo da Rotterdam, la Voce Misteriosa e mille altri, che anche loro trasmettevano senza censure e godevano della loro libertà di parola, anche loro parlavano sporco, ma bisognava essere vecchi e/o bigotti per offendersi o scandalizzarsi. Perché loro avevano un piano, un progetto, o almeno sembrava che l’avessero. Un personaggio, un ruolo: il finto poeta, il finto esperto, il finto deejay, il finto corrispondente. E una trasmissione strutturata in diversi segmenti, tutti egualmente deliranti, anche le pubblicità, finte naturalmente. Per un decennio hanno cercato di fare quello che volevano e spesso hanno creduto di poterlo fare davvero. Poi basta, la loro avventura è finita quando tutti quanti, in radio e tv, hanno iniziato a fare lo stesso. Qualche riunione, qualche evento speciale, qualche replica, ma non era più la stessa cosa.

Quando ho iniziato ad ascoltare Onde Storte ero piccolo. Molte battute non le capivo, ma ridevo lo stesso, sulla fiducia. Fiducia in loro e anche nei miei amici più grandi, seduti accanto a me sul muretto della piazza. Si, perché non aveva molto senso ascoltare Onde Storte da soli, il bello era sentirla in compagnia, magari di sera, magari d’estate, magari in quel paese di campagna che m’imprigionava tutte le stupide vacanze. Tra i miei amici c’era chi, come molti in città, registrava le puntate dalla radio. Onde Storte era una trasmissione "da cassetta", i nastri circolavano ovunque, erano diventate cose da passarsi sottobanco a scuola, manco fossero bigliettini d’amore o fumetti zozzi. Sono convinto che il grosso del pubblico ascoltasse la trasmissione su nastro, più che in diretta.

Allora si usavano le cassette, oggi gli MP3, ma il concetto è più o meno lo stesso. I ragazzini degli anni ’80 hanno riversato i loro ricordi in digitale e Onde Storte è tornata a vivere, ornata di una veste più sgargiante, forse, ma in fondo sono sempre gli stessi personaggi sgradevoli, volgari e idioti d’un tempo, quelli che amavamo. Sono solo vecchie repliche, ma forse è meglio così. Per chi fosse curioso, o devoto, per chi non l’ha mai sentita o per chi non si perdeva una puntata, o per chi, semplicemente, non ha nulla di meglio da fare, Onde Storte è di nuovo tra noi, in streaming audio, a questo indirizzo:

Grazie, a chiunque sia stato, davvero.

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