Minima Inutìlia

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E’ che a volte prendo la penna e inizio a scrivere sullo schermo senza una ragione, magari perché i Queen cantano dell’ozio di una domenica pomeriggio e vabbé che oggi è martedì, e loro di martedì vanno sempre in luna di miele, ma a me sono sempre piaciute quelle atmosfere un po’ anni ’20, coi megafoni di cartone, la brillantina, i vestiti gessati, il bianchenero e balle varie. Forse è per questo che nell’altra finestra sto scaricando "Das Kabinett des Doktor Caligari", col sorriso un po’ fesso perché lo so che c’è un Fantozzi dove lo citano (…caligarisssss…), è che non ricordo più, com’erano le parole esatte? "L’Uomo di Aran – 7 bobine", bah lo chiedo a Spassky, o a Tambu…
Che poi per una risata non è che ci vogliano robe complicate. A volte basta "Donne, è arrivato l’arrotino!", ma solo se uno lo dice nel modo giusto. Come fanno qui.

E’ che a volte prendo la penna e vorrei scrivere delle robe sullo schermo, ma poi penso che quello che voglio dire l’hanno già scritto in tanti e non è che se lo faccio anch’io la cosa diventa più importante, anzi. Allora la poso, la penna, e mi metto ad ascoltare un po’ di musica, che è più facile, e mi metto a pensare che "La descrizione di un attimo" dei Tiromancino magari non è un capolavoro, ma a me mi piace. E "a me mi" lo scrivo pure sullo schermo.

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