Minchionando con le donne robot permalose

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[Avvertenza: questo post è decisamente molto lesivo della dignità dei robot e politicamente scorrettissimo. Se avete sviluppato una forte sensibilità riguardo agli abusi sessuali su apparecchiature tecnologiche, è meglio che passiate oltre. Areare il locale prima di soggiornarvi.]

Stavolta, contrariamente alle abitudini di questa rubrica, prima vi guardate il filmato e poi ve lo commento.
Buona visione.

Ma io mi chiedo, che senso ha costruire un robot con le fattezze di donna giapponese paraplegica, se non le puoi nemmeno smanazzare le tette in santa pace? Il costruttore dev’essere proprio stupido. Se uno vuole essere sgridato quando tocca le tette di qualcuna, allora fa prima ad andarsene per strada e scegliersi una bella ragazza in carne e ossa. Certo, si rischia una denuncia, ma al tatto e senz’altro meglio. Insomma, il gusto di costruirsi un robot sta tutto in due cose: 1. te lo fai come piace a te, 2. ci fai quello che vuoi. E invece no.

E che dire della sedia a rotelle, che rende Aiko (è questo il nome della robot permalosa) ancora più indifesa, come se non bastassero i lineamenti giapponesi, nonostante sia stata prodotta in Canada. E invece ‘sta stronza se la prende pure, e reagisce. Ma allora, se quel geniaccio d’inventore voleva essere trattato male, perché l’ha fatta paraplegica? Ha perso l’occasione di farsi tirare tanti bei calcioni nei testicoli.

Insomma, fossi io l’inventore, m’aspetterei un po’ di gratitudine per averla messa al mondo, invece che puerili rimproveri e reazioni stizzite. Anzi, adesso vado a costruirmi una robot come dico io. Altro che ‘sta roba. E vediamo poi se la mia si ribella alle palpatine.

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