Make it a ******* night

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Nella foto l'insegna del negozio di Genova centro, dopo la censura

Blockbuster chiude, anche in Italia. L’altra sera ho visto un tizio che con un rullo e della piuttura nera censurava rozzamente le lettere gialle dell’insegna. Altrettanto rozzi cartelli annunciavano svendita totale e grandi sconti.

Non è una novità, da anni leggiamo notizie sempre più preoccupanti per la sorte della multinazionale del divertimento a noleggio. Il P2P e i nuovi (per noi, in America ci sono da anni, che le loro connessoni internet non sono pietose come le nostre) servizi di noleggio via web hanno eliminato l’esigenza stessa del noleggio di film. Perché uscire di casa, prendere la macchina, giudare verso il più vicino mall, affittare un film, tornare a casa e rifare tutto quanto entro un paio di giorni per restituirlo, pena una maggiorazione del costo, quando puoi semplicemente guardarti un film in streaming nel tuo salotto? In effetti, come logica non fa una grinza. O forse sì, ma ci tornerò dopo.

Dunque Blockbuster chiude. Sono pervaso da un duplice sentimento. Lo dico chiaro, Blockbuster m’è sempre stato sui coglioni, sin dal primo giorno, sin dal nome “Blockbuster“, che prometteva solo film che sbancavano il botteghino. I primi tempi era proprio così. Entravo nel negozio vicino a casa mia e ci trovavo pereti intere dello stesso film fracassone con effetti speciali, o della stessa pellicola strappalacrime in cui qualcuno ha sempre un male incurabile. Scelta zero.

A Genova c’erano videonoleggi (e  sottolineo la parola video, come in videocassette) davvero fornitissimi. Ci trovavi di tutto, se ne non trovavi proprio quel film thailandese con sottotitoli in aramaico, te lo facevano arrivare. E se non esisteva, lo giravano loro nel retrobottega, per evitare la brutta figura. Il più famoso negozio di Genova aveva perfino un trenino da luna park che girava per il negozio (per cagarci sopra i bimbi e dimenticarsi di loro fino al momento di ritornare a casa), cimeli dei film di Hollywood e foto del proprietario ritratto in pose poco meno che photobombesche con tantissime star, tutte quelle che riusciva a beccare. Film dapperttutto, un gioioso casino.

In questo panorama ti arriva Blockbuster, col le sue pareti immacolate, i suoi ordinatissimi scaffali di film disney tutti uguali, una scelta che nei periodi buoni sfiorava le due dozzine abbondanti di titoli. In compenso un noleggio costava (in quei primi tempi) quasi quanto l’acquisto del film. Una merda. Però aveva la coca cola, i popcorn e i quattro salti in padella.

Ho iniziato a frequentare sul serio la catena Blockbuster qualche anno dopo, quando i prezzi dei dvd in vendita hanno iniziato ad essere interessanti, soprattutto per una buona politica di sconti e per la buona selezione (finalmente) di film usati. E in un secondo momento anche per gli sconti sui videogiochi, nuovi ed usati, e per i Blu-Ray. Ed infine per il gelato HäagenDazs il cui vuoto non sono più riuscito a colmare, dopo la chiusura della gelateria in cima a Via XX Settembre. Sia lode alla vaniglia, alle noci pralinate, quelle macadamia e ai biscotti al cioccolato.

Insomma, negli ultimi tempi Blockbuster non mi stava più tanto sui coglioni. Certo, non m’è mai piaciuta la pacchianaggine da multinazionale bigotta, ma ci entravo piuttosto spesso, nelle mie scorribande pedestri in pausa pranzo. La scelta non era da negozio specializzato, ma almeno non era pessima come agli esordi. Per i noleggi mi rivolgevo altrove, naturalmente (e con questo non intendo minimamente dire che scaricassi illegalmente alcunché, sia chiaro), ma per l’acquisto era uno dei posti che battevo con più frequenza.

Blockbuster è stato ucciso da internet, e non solo dai suoi aspetti più oscuri e illegali. Anzi, in Italia, paese tecnologicamente arretrato, siamo ancora molto affezionati al possesso fisico del nostro bel DVD, con la sua custodia, la fascetta con trama, credits e locandina. In Italia siamo tutti bifolchi legati alla “roba“, tanto per sbatterci lì la citazione da liceo di Verga. Forse perché non dobbiamo prendere necessarimente la macchina per andare al mall più vicino, vista la buona scelta di negozi nei centri delle città, e forse anche perché la nostra potentissima rete internet non ci consente di vedere film full-hd in streaming.

In America, invece, hanno deciso che il medium fisico (il cd, il dvd, il libro) è il male assoluto, e deve essere estirpato alla radice, non senza buoni motivi (ecologia, praticità etc.), ma non riesco a togliermi dalla testa che il motivo principe sia sempre il solito caro e vecchio profitto.

Insomma, Blockbuster chiude. Per onorarne la memoria mi sono recato nel loro punto vendita e ho comprato un gioco per la Playstation e il cofanetto in Blu-Ray di Ritorno al Futuro, col 25% di sconto.

Con buona pace di Verga.

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