La TV che non m’aspetto

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Mi capita raramente di venir sorpreso da un programma tv, capita ancor meno che mi vengano trasmesse emozioni oltre che audio e video. Il fatto è che in questi giorni è andato in onda un reportage di Marco Mazzocchi, il racconto di una scalata sul K2.

Roba apparentemente standard. Si belle immagini, situazioni affascinanti, panorami mozzafiato, il commento di Mazzocchi tutto sommato è meno piacione del solito. Poi vedi la fatica, annusi l’impresa degli scalatori, anche se naturalmente non puoi capire com’è starsene a ottomila metri, sulla seconda vetta più alta del mondo.

Vedi quattro italiani che provano ad attaccare la cima, ti raccontano la preoccupazione dei loro compagni al campo base, qualche centinaio di metri più in giù. "Che smorfie esagerate", "è tutto finto" e forse lo era davvero, in quel momento. Cioé, mi sembrava che la preoccupazione del conduttore, mentre aspettava notizie via radio, in una tenda al campo base, fosse più recitata che reale. Mi sembrava che il pericolo fosse raccontato, più che vissuto, e raccontato pure in maniera un po’ artificiosa. Insomma, una roba tipo "faccio la faccia preoccupata per far vedere che è rischioso". Questo prima.

Poi però uno dei quattro scalatori muore. Una tempesta di neve, di notte, scendendo dalla vetta. Non ero preparato. Il programma non m’aveva preparato a questo evento. O forse l’ha fatto, forse mi sono perso qualche pezzo, magari l’inizio del programma, magari l’avevano detto prima. Sono sempre molto distratto, faccio zapping. Ma il punto è che mi sono sorpreso. Non mi capita mai.

Improvvisamente è diventato tutto molto reale. Ci metto poco tempo a metabolizzare il fastidio, ma nel frattempo il programma è finito. Per quello che ho potuto vedere non hanno voluto speculare sul dolore. Una frase, un paio di righe scritte, fine. Ho apprezzato.

Poi però ci ho ripensato: sono talmente abituato a non credere alla tv, che quando racconta qualcosa di vero rimango spiazzato. E neppure il telegiornale mi smuove, forse perché racconta le cose già successe, non MENTRE accadono. Lo so, è un discorso del cazzo, ma in queste due puntate, in due orette scarse di reportage, quell’uomo l’avevo visto in faccia, l’avevo sentito parlare, l’avevo visto faticare per raggiungere la cima della seconda motagna del mondo. E poi è morto, all’improvviso.

Stamattina un rigurgito di incredulità. Sono andato su internet a cercare notizie, vuoi vedere che magari non è vero. Vuoi vedere che m’hanno fregato. Perché della tv mica ci si può fidate. Ma non m’avevano fregato, Stefano Zavka è morto per davvero, sorpreso da una bufera di neve, scendendo dalla vetta del K2.
Ed è morto in tv, per davvero. Ciao.

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