La rete dei velocisti

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Oggi inizia il Giro d’Italia, ma non intendo parlare di questo. In realtà faccio una lunga premessa sul ciclismo per arrivare a dissertare di tutt’altro. Però bisogna avere un po’ di pazienza e leggere fino alla fine.

La "rete dei velocisti" è un termine tecnico del ciclismo. Si riferisce a tutte quelle corse (Giro, Tour…) in cui sono presenti sia tappe veloci e pianeggianti che difficili frazioni di montagna. Per chi non ha mai avuto interesse per queste faccende è bene spiegare che il velocista, al contrario dello scalatore, è un corridore molto abile nell’arrivare in gruppo nelle tappe veloci e battere gli avversari con uno scatto negli ultimi metri della gara, giusto prima del traguardo.

Per sua conformazione fisica e preparazione tecnica, il velocista si trova in difficoltà nelle tappe di montagna e spesso succede che s’attardi, prendendo anche molti minuti di distacco. Il problema è che ogni tappa ha un tempo massimo di percorrenza, e spesso i velocisti soffrono talmente tanto le salite da rischiare la squalifica dalla corsa, perdendo quindi la possibilità di poter partecipare a tappe seguenti con caratteristiche del tracciato a loro molto più congeniali.

Per evitare la squalifica dalla corsa, quindi, tutti i velocisti di tutte le squadre, che fino al giorno prima rivaleggiavano in feroci arrivi in volata, si uniscono in un gruppo detto appunto "la rete dei velocisti" (e finalmente ci sono arrivato) e collaborano tra loro per arrivare al traguardo entro il tempo massimo. E’ una solidarietà occasionale, che dura giusto il tempo delle tappe di montagna, nata da una necessità comune.

Ecco, spesso mi sembra d’essere invischiato nella rete dei velocisti. E pensare che sono anni che non tocco una bicicletta. Laddove la strada ha iniziato a salire, ho visto amici, compagni di squadra e di vita, salire con passo agile e regolare, come fossero nati per questo percorso. Ho partecipato a molti matrimoni, ho visto ragazzi e ragazze diventare uomini e donne, ho visto nascere nuove vite. E per quanto abbia fatto, e faccia tuttora, il tifo per tutti questi miei compagni di squadra, ho visto che per me la strada diventava faticosa, che cominciavo ad attardarmi.

Mentre scalavo a fatica il mio Pordoi, ho trovato molti altri compagni, di altre squadre e con altri vissuti, e ho visto che con loro la salita risultava meno faticosa. Che se la strada si fa in compagnia, sebbene ci si stia attardando, ci si può dare il cambio a tirare. Ecco, la mia generazione di trentenni, quella che vivo quotidianamente, spesso mi ricorda una rete per velocisti. In fondo al gruppo si trovano amici, ma nella "rete" ci finiscono anche avversari di altre squadre, che condividono il tuo percorso per mero opportunismo.

Nella rete dei velocisti c’è di tutto. Amici, rivali, scalatori in momentanea difficoltà. Tutti quanti, prima o poi, hanno bisogno d’aiuto e di condividere le proprie fatiche. L’importante è prenderne coscienza e non vederla come una maledizione. Prima o poi la tappa finisce, la strada finalmente spianerà e anche i velocisti avranno la loro corsa. Poi vincerla, beh, è un ‘altro paio di maniche, ma almeno ci si prova….

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