Ecchecazzo. Lo sapevo, ogni tanto capita. Ci sono quei periodi in cui devi riprendere in mano il manuale e rileggerlo da pagina uno. Si, dai, quel libretto mai pubblicato che contiene le istruzioni minime di sopravvivenza. Un po’ come quegli opuscoli che si trovano nei sedili degli aerei e che nessuno legge mai. Solo che questo è diverso per ogni persona, perché ciò che funziona per me, non è detto che serva al vicino di posto, che tutti abbiamo modi diversi di precipitare e di salvarci. Nel mio c’è scritto:
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Musica, è fondamentale: cattiva e confortevole, qualcosa degli Offspring, meglio i vecchi album, che i nuovi fanno cagare. Se esci, rispolvera il walkman;
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Recupera i fondamentali, per andare avanti devi ricordare da dove sei partito e la strada che hai seguito;
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Cattiveria: odia il mondo come fosse te stesso, mal comune è mezzo gaudio;
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Ironia: tanta e ingiustificata, ci penserai dopo a misurarla;
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Autoironia: poca, piuttosto incazzati, la recupererai più avanti;
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Fai in modo che il malessere diventi rabbia, una volta prodotta l’energia troverai il modo di trasformarla in qualcosa di positivo;
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Autoindulgenza; poca e mirata, è pericoloso sedersi;
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Evita le persone: al limite qualche amico che ti conosce bene, gli altri vedranno solo il peggio di te e lo scambieranno per il tuo vero carattere;
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Ricorda che è una terapia d’urto: può durare due ore o due giorni, ma le conseguenze di ciò che farai o dirai nel frattempo potresti portartele dietro per un bel po’, magari scrivi;
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Quando inizi a star meglio concediti una serata alcoolica con degli amici non astemi.
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