In media non stat virtus…

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La notizia la sappiamo tutti, è tanto grave, tanto sentita, che è stupido ribadirla. Non mi lancerò in commenti astratti, che mi sembrano sempre inutili e inopportuni, disamine religiose, non ne ho la competenza, o considerazioni personali, che preferisco rimangano tali. Quindi mi cimento in quello che per propensione naturale mi risulta più facile, conscio di muovermi su un terreno minato e rischiando di urtare la sensibilità altrui.

Io, Hardla, facente parte del pubblico italiano medio, sono disgustato. Facile davvero prendersela con i mezzi di comunicazione, non solo italiani, per l’esagerata e perversa copertura mediatica a cui abbiamo assistito negli ultimi giorni. Ma chi l’ha detto che gli argomenti facili non possano essere anche veri? Ho letto l’ansia da prestazione sui volti dei giornalisti. Anzi, sarebbe meglio dire ANSA da prestazione. Determinazione, volontà ferrea e perentoria di non ‘bucare‘ la notizia che tutti stavano aspettando. LA notizia. L’accanimento giornalistico, cha ha raggiunto il suo apice nella sera di venerdì, aveva un solo scopo: dare per primi la notizia. Questa caccia al record, che porta a confondere la tempestività dell’informazione con la sua qualità, è stata introdotta nel nostro paese dal solito Emilio Fede, allora direttore di Studio Aperto, per l’inizio della Prima Guerra del Golfo.

Venerdì sera è successo un po’ di tutto, dirette ansiose e ansiogene, agenzie di stampa inventate di sana pianta, direttori di rete che maledicevano l’orologio che portava la probabile notizia troppo distante dalla fascia di massimo ascolto. Stimati professionisti dell’informazione, come Cesara Buonamici del TG5, costretti a consultare aruspici, pur di essere i primi a pronunciare la parola che tutto il pubblico, ormai stremato, voleva sentire. Povera Cesara, le ha provate tutte, ha cercato segni rivelatori in ogni cosa, portoni bronzei chiusi, luci papali accese, volo delle rondini, fondi di caffé: quando è arrivata a leggere viscere di animali sventrati in diretta c’è stato un accenno di polemica. Una scenetta davvero gustosa, nel prime time di Canale5: l’inviata in Vaticano ha suggerito alla Buonamici di non farsi fuorviare da segnali che non significavano nulla, in quanto parte integrante della solita routine quotidiana del Vaticano, siano essi portoni o luci. Buonamici basita, prende la parola Sposini che si scusa pubblicamente per l’atteggiamento tenuto, ricordando però che i giornalisti, prima di tutto, sono umani, e quindi soggetti alle stesse emozioni e sentimenti dell’uomo comune. Sarà, forse è vero, ma sospetto che questi sentimenti siano stati mossi da ragioni meno nobili.

Penso alle agenzie di stampa, costrette a inventare notizie probabili ma finte, verosimili ma non vere, spesso contrastanti tra loro, sperando che il bluff non venisse smascherato. Hanno guadagnato il disprezzo globale, grazie anche alla pubblicità della CNN, che ha approfittato a sua volta per puntualizzare quanto queste fonti fossero inaffidabili, invitando il pubblico ad aspettare notizie direttamente confermate dal network. Salvo poi affidarsi agli stessi aruspici della Buonamici. Mah.
Penso ai direttori dei quotidiani, tutti presi a comporre prime pagine che non sembrassero troppo indietro rispetto ad eventuali e ingestibili avvenimenti notturni. Molti hanno scelto di ignorare che il pontefice fosse ancora vivo. L’importante è non bucare la notizia, anche sui giornali, e se poi muore di notte che figura ci fanno?

E’ morto il giorno dopo, sabato, alle nove e mezza. In prima serata. Vespa gongolava, lui è rimasto in video per un giorno intero, voleva essere lui a dare la notizia. E l’ha data. Ora ci attendono 3 settimane di papamercato o totopapato, chiamatelo come volete. Sapremo tutto di conclave, cardinali, fumate bianche e nere, morto un Papa se ne fa sempre un altro, no? Conosceremo vita, morte e miracoli dei papabili, e mai termine fu più appropriato. Dicono che Tettamanzi sia del gruppo, voi su chi scommettete? Bah.

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