I cazzi degli altri

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Non so se l’ho già detto prima, ma amo ascoltare le conversazioni altrui. Non a livelli patologici, sia chiaro: ad esempio alle superiori andavo spesso al mare con un’amica concupibile, cioé del tipo che io me la sarei concupita volentieri ma lei preferiva non rovinare quella meravigliosa amicizia che s’era creata tra noi, e cazzi vari (vari nel senso di qualsiasi altro tranne che il mio). E comunque non la vedo da migliaia d’anni, quindi anche della meravigliosa amicizia forse non gliene fregava granché, e figurarsi a me. Comunque, dicevo, questa ragazza concupibile, che per comodità chiamerò Stronzahosoffertouncasino, andava in fissa per le conversazioni altrui, al mare le parlavo e solo dopo mezz’ora scoprivo che non aveva sentito neppure una mia parola, ma che in compenso ormai sapeva tutti i cazzi della cognata dei vicini d’asciugamano. Ok, forse non era fissata, magari era il suo modo di farmi capire che di quello che dicevo non gliene fotteva niente, ma che la nostra meravigliosa amicizia era importantissima per lei.

Comunque, da quel momento ho iniziato pure io a fare caso alle conversazioni degli altri, visto che Stronzahosoffertouncasino non sembrava voler conversare con me. E questa è la premessa. Ora passiamo al nocciolo del discorso, che stasera al biliardo ho ascoltato una conversazione surreale. Protagonisti, al tavolo di fianco al mio, tre ragazzi stranieri, appena oltre due ragazze, da sole.

I ragazzi provano a ciarlare con le ragazze.

RAGAZZO: Ma allora dov’è che andate a ballare?
RAGAZZA: Al XYZ, a Sampierdarena, è un locale gay. [Come dire non c’è trippa per pesci]
RAGAZZO: Ah, ma all’inizio o alla fine di Sampierdarena? [Ottima osservazione, buttarla in toponomastica è sempre un modo elegante per sembrare idioti, hai perso il punto focale della frase precedente, forse l’accenno era troppo sottile]
RAGAZZA: Una traversa di via Cantore. [A domanda cretina, risposta facile]
BARISTA (passando lì davanti): Non date fastidio alle ragazze, intesi? Che ormai hanno  raggiunto la pace dei sensi. [Come sarebbe la pace dei sensi? Se due sono lesbiche per te devono aver per forza maturato un calo irreversibile del desiderio? No nerchia, no party?]
RAGAZZO: Ce l’hai con noi perché siamo rumeni e perché siamo entrati nell’unione europea. [Probabilmente, visto il tipo. Ma amo pensare che forse ce l’abbia con voi tre perché siete solo dei cagacazzi fastidiosissimi, senza scomodare dei deprecabili pregiudizi etnici]

E questo è quanto sono riuscito a sentire, prima d’essere richiamato al tavolo per l’ultima partita della serata. Che poi non ricordo neppure com’è finita, quella partita. Tanto per dire che ormai la mia attenzione era focalizzata su ben altro.

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