Gi come Giappone – 3

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Tokyo Tower

Enne come Nostalgia
Questo è senza dubbio uno dei post più difficili con cui mi sia mai dovuto picchiare. Per qualche motivo proprio non riesco a fissare su carta (ok, carta elettronica) tutte le cose che mi sono frullate per la testa in quelle due settimanine scarse dello scorso luglio. Più volte ho iniziato a scrivere il classico racconto della vacanza, e altrettante volte mi sono arenato nell’impossibilità di descrivere in modo efficace il significato che ha avuto per me.

Il mio Giappone ha a che fare con il Giappone, naturalmente, ma anche con tante altre cose per le quali forse non ho ancora sviluppato un vocabolario adeguato. Però ci deve essere un motivo se, quando sento i jingle della linea ferroviaria Yamanote, mi prende un magone assurdo. Ci sarà un motivo se i suddetti jingle me li sono scaricati tutti e ne ho impostato uno come sveglia sul telefono.

A come Amore
Il mio Giappone è in primo luogo amore. E lo dico chiaro e tondo, senza i miei usuali giri di parole e accenni più o meno oscuri, che mi hanno reso il blogger misterioso e maledetto che grandi e piccini rispettano e ammirano in tutta la rete. Salutare la mia ragazza a Torino per poi rincontrarla un paio di giorni dopo dall’altra parte del mondo, mezzo addormentato e stordito dal mio primo emozionante, lunghissimo e solitario viaggio intercontinentale, nell’istante in cui lei bussa alla porta della nostra stanza d’albergo, beh, è un’esperienza molto forte.

Un momento che avevo più volte provato a immaginare, prima della partenza, e che mi ha colto comunque di sorpresa. Forse perché stavo ronfando profondamente. Ma più per altri motivi. E questo è solo l’inizio della vacanza, ma le altre due settimanine scarse non le sto a raccontare di certo a voi.

A come Amore (di nuovo)
Per due che hanno una relazione a distanza e che si devono ritagliare spazi vitali in maniera sempre fantasiosa, vivere due settimanine (scarse) a stretto contatto, senza treni di mezzo, può portare a 3 distinte conseguenze: 1. entusiasmo, 2. disastro, 3. fomizia. Ha vinto la 1. Ma questo c’entra poco col Giappone, almeno spero. Sennò son cazzi…

Palazzo imperiale

Enne come Nostalgia (di nuovo)
Prima di perdere completamente la vostra stima (ma temo sia troppo tardi), dovete sapere che, sentiti dal vivo e più volte al giorno, i jingle della linea Yamanote provocano assuefazione, e che in rete c’è pieno di feticisti pazzi come e più di me che li riprendono, collezionano, catalogano e fischiettano. Forse perché sono suoni casuali ma ripetuti, gradevoli e pervasivi, e uno straniero alla prima esperienza fuori Europa non può non associarli a Tokyo, tanto sono diversi dal suo normale quotidiano. Questo non per giustificarmi, non posso giustificare la mia natura di nerd, non posso spiegare il trauma che un trenino Lima che non ne vuol sapere di funzionare può causare in un futuro ingegnere genovese. Certe cose ti segnano dentro in modi insospettabili.

Dal mio ritorno in patria, e sono passati oltre sette mesi ormai, ho inziato a cercare video, webcam, foto, mappe e articoli che mi riportassero a Tokyo almeno per un istante. E la cosa non accenna a smorzarsi.
Che poi è buffo, probabilmente a viverci poi mi ci troverei malissimo, almeno credo, ma in quelle due settimanine scarse mi sono sentito proprio a mio agio.

Bu come Bookmark
Per chi soffre del mio stesso feticismo e, come me, ha voglia di farsi venire il magone, di tanto in tanto, un paio di segnalazioni sparse:

  • Tokyo street view – una collezione di video “ambientali”: una videocamera e un cavalletto (il più delle volte), niente attori o trama, solo la città in presa diretta, ogni settimana una zona diversa di Tokyo
  • Samuel Cockedey – un’incredibile serie di video notturni e diurni girati in time-lapse, vi consiglio di spararveli tutti a partire da “inter // states”.

E qui ci sono le puntate precedenti di questo delirio:

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