Vabbé, ora lo cantano tutti, tranne Camoranesi che è argentino e quindi non gliene può fottere di meno, siete contenti adesso? Giornalisti buffoni.
Ma a parte la prima strofa, che abbiamo appurato che la sappiamo tutti, ora, vi siete mai spinti a leggere tutto l’inno? No perché non finisce mica qui, sapete? Ad esempio nellla seconda strofa Mameli fa un outing piuttosto imbarazzante, una roba che magari non è il caso di cantare prima di una partita importante, che uno poi cade in depressione, altro che darsi la carica: "Noi siamo da secoli / Calpesti, derisi, / Perché non siam popolo, / Perché siam divisi."
Ma, a mio avviso, il meglio si trova nella quarta strofa. La strofa ribattezzata, da me e dai miei amici, "quella di Ferruccio". Si perché, che ci crediate o no, nel nostro Inno Nazionale, si cantano le lodi di un tal Ferruccio. Che poi la sua storia sarebbe anche piuttosto interessante, a leggerla si scopre l’origine del termine "maramaldo", ma ogni volta che nell’Inno leggo "Ferruccio" non riesco a non sorridere.
Dall’Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Sarà per questo motivo che, ogni volta che guardo una partita con altri amici coglioni quanto me, ci mettiamo in posizione come i giocatori dell’Honduras nelle figurine dei mondiali ’82 e cantiamo l’Inno Nazionale. Manco a dirlo interpretiamo con partecipazione e sentimento la strofa di Ferruccio.
Nella foto: Panz, Hardla, Dedee e Dria cantano l’Inno di Ferruccio (col testo davanti, naturalmente) in posizione "honduras" prima di una partita dei mondiali di Francia ’98.
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