Esiste ancora la tv?

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L’altro giorno ho fatto una scoperta sconvolgente. La tv esiste ancora, ed è uguale uguale a quella che conoscevo anni fa.

Lo confesso, sono sempre stato un teledipendente. O meglio, un teleindipendente, prendendo a prestito una definizione che mi hanno dato qualche anno fa su queste pagine. Cresciuto in una casa in cui almeno uno schermo era sempre acceso, e dico ALMENO perché negli ultimi tempi in cui ho vissuto lì si viaggiava sulla media di 3 tv e 2 computer ronzanti all’unisono, ho da subito imparato a godere del mezzo televisivo in sé, in maniera spesso avulsa dai programmi effettivamente trasmessi.

Da bambino facevo periodicamente lo scan delle frequenze della mia tv per scovare nuovi canali. Ricordo con affetto il momento in cui, in qualche punto imprecisato nel tempo ma direi verso la fine degli anni ’80, ho scoperto “Music Box” un canale europeo in lingua inglese a prevalenza musicale. Si vedeva malissimo di giorno e un po’ meglio la sera, con l’analogico si poteva ancora guardare un canale distinguendo suoni e figure tra fruscii e rumore bianco, cosa che col digitale è diventata impossibile. Ma era un canale nuovo, e in inglese, per giunta. All’improvviso il mio mondo è diventato miracolosamente più vasto.

Sarà per quello che, qualche anno dopo, mi sono fatto regalare un’antenna parabolica coi controcazzi, enorme, di quelle che si spostavano con un motorino per agganciare più satelliti. Ben prima che Sky installasse una parabolina fissa nelle case di un italiano su 3. La mia perversione era captare segnali nuovi, da tutto il mondo. Scoprire cose diverse, inusuali. I più gustosi erano i canali di servizio, non destinati alla visione pubblica ma utilizzati dalle tv per trasmettere segnali ai loro centri di produzione. I canali di servizio potevano trasmettere qualsiasi cosa, dalla partita di serie a in diretta (quando ancora le partite di serie a non venivano trasmesse in tv), agli stand-up dei giornalisti prima dei collegamenti coi tg, fino ad arrivare ad aste internazionali di capi di bestiame (?!?).

In tutti questi anni non ho mai disdegnato la tv tradizionale, anzi me ne nutrivo avidamente. Ma mi piace pensare che il mio approccio  alla tv fosse un po’ diverso da quello di un semplice fruitore passivo. Non ho mai rifiutato la tv spazzatura, al contrario ci ho sempre sguazzato dentro con gusto e gioia, salvo uscirne prima di esserne contaminato in modo irreversibile. Ho sempre provato coinvolgimento per i programmi tv, ma mi sono sempre sentito più vicino alle posizioni di un critico che non a quelle di un semplice spettatore. Il mio piacere, nel guardare un programma di merda, era verificare l’esatta quantità di merda in esso contenuta. Una volta compiuta la valutazione potevo tranquillamente cambiare canale alla ricerca di nuovi stimoli.

Negli ultimi anni però ho perso il gusto per la coprofagia. Forse c’è un limite alla quantità di merda che si può ingerire senza protestare, non so, bisognerebbe chiedere a Gianni Morandi (lo so, lo so, è una leggenda metropolitana, ma la battuta mi ci stava giusta giusta…) .  Ma non volevo buttarla in caciara, non ho mai disprezzato la tv, ho sempre cercato di distinguere tra medium e messaggio (citando a caso McLuhan, che in realtà non ho mai letto ma che fa parecchio figo mettere qui). Per questo motivo non ho mai capito chi si vanta di non guardarla mai, perché non trovo particolari motivi d’orgoglio nel non fruire di un determinato mezzo. E’ sicuramente lecito farlo, ma a mio avviso è una scelta che non pone ad un livello superiore.

La tv ho continuato ad accenderla, ma invece che saltare compulsivamente di canale in canale mi sono stabilizzato su cose poco invasive (telefilm, documentari). Una serialità completamente slegata dall’attualità. Talmente slegata che ho finito per perdere il senso della realtà, dove per realtà, naturalmente, intendo la tv generalista tradizionale, fondamento unico della cultura nazionale. Per questo motivo l’altro giorno, quando sono andato a cena dai miei, mi sono stupito nel vedere Bonolis nel quiz preserale di Canale 5 dire le solite cose da Bonolis. Mi ha sorpreso vedere Barbara D’Urso, mi ero dimenticato della sua esistenza.

Ma forse la sorpresa maggiore mi è arrivata dal constatare che, in quella che per molto tempo è stata casa mia, alcune cose sono come sono sempre state: la tv rimane perennemente accesa e dentro ci trovi sempre le stesse facce e le stesse parole. Vedere i miei genitori ancorati alle loro solite abitudini mi ha rassicurato. Ci stiamo avvicinando al periodo della vita in cui “niente nuove, buone nuove”. Ma l’idea che il loro futuro sia costellato di (si spera) tanti giorni di “niente nuove” mi ha messo addosso anche un po’ di tristezza.

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