Cose che (non) mi mancheranno: 8 – Anniversary edition

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Ridendo e scherzando un anno è andato, da qualche giorno ormai, ed è tempo di bilanci. Anche se gli anni mi sembrano 10, in realtà. Vivere fuori casa dei genitori si risolve sostanzialmente in una faccenda economica. Perché i timori che uno può avere a priori (se mai uno ne avesse) vengono tutti spazzati via dalla pratica quotidiana, dall’esercizio, dalla buona volontà, e da una certa capacità di adattamento. Ma il problema del budget, beh, quello rimane.

Sarà anche che io vivo d’uno stipendio ridicolo, e che gli affitti minimi in questa città sono spettacolarmente alti, se paragonati al costo della vita e alle retribuzioni medie. Sarà anche che questo paese non sembra molto a portata di single (o di accoppiati che però vivono da soli, come nel mio caso), forse per gli influssi di un certo stato estero che trova ospitalità all’interno del nostro territorio (e non intendo riferirmi a San Marino, né tanto meno al Principato di Seborga). Insomma, non siamo ai livelli di Mussolini, che per favorire fassistissime procreazioni, elargiva premi alle nuove famiglie, ostacolando nella carriera quei funzionari e impiegati che non s’erano ancora decisi a mettere la testa a posto.

Ecco non siamo a quei livelli, ma è certo che se potessi dividere l’affitto (o il mutuo), la qualità della mia vita ne trarrebbe giovamento. Perché si sa, c’è la Crisi, il grande esoterico parafulmine a cui addossare tutti i peccati del mondo, alla faccia del Cristo Risorto, e gli stipendi sono quello che sono. E le opportunità di cambiamento, pure.

In quest’anno ho scoperto (se mai potevo averne qualche dubbio) che lasciare, seppur tardivamente, il nido natio, è una gran cosa. E’ un passo necessario per poter finalmente dare inizio alla propria vita, per come la concepiamo nel mondo occidentale, a parte certe realtà rurali della sicilia e della lucania. Certo, quello che si lascia in termini di comodità deve essere valutato (sempre che t’importino certe cose, se sei sportivo è molto meglio), ma ciò che si acquista in termini di esperienza di vita, libertà e indipendenza è insostituibile.

Per dire una cazzata, la possibilità d’arredare casa secondo i propri gusti. Ok, non a tutti importa, non tutti hanno gusti così esigenti. Ma l’arredamento è solo una metafora, in realtà la libertà coinvolge tutti gli ambiti della propria vita, prima tra tutti la possibilità di non dover rendere più conto a nessuno (neppure in maniera blanda e discorsiva) di scelte e azioni. E quando tua madre capiterà in casa storcendo il naso per la libreria expedit che hai cagato in mezzo alla stanza, beh, ci riderai su e le dirai di pensare ai mobili della sua cucina che cadono a pezzi.

Con un sorriso sadico e soddisfatto.

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