Cose che (non) mi mancheranno: 5 – Le corsette in valletta

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Diciamocelo chiaro, l’uomo non è fatto per correre. Non ha una naturale propensione alla corsa, l’ha sempre fatto per necessità: per cacciare gli animali, per sfuggire ai pericoli, per vincere le olimpiadi. Diciamo che, sin dall preistoria, l’uomo ha sempre avuto maggior propensione a stare spalmato su un divano piuttosto che a farsi una corsetta. Ah, i comodi divani preistorici.

Però arriva quel periodo dell’anno in cui l’uomo riscopre le sue necessità primordiali e si mette a correre. Vuoi per una maggiore esuberanza fisica (il famoso risveglio primaverile) vuoi soprattutto la rinnavata consapevolezza di una pancetta strabordante. Eh sì, perché l’uomo, quando arriva finalmente a togliersi i capi invernali, scopre sottto il maglione delle rotondità indesiderate. E decide di andare a correre, perché fa troppo caldo per rimettersi il maglione. Certo, che poi c’è quella meravigliosa sensazione di fatica e rilassamento che ti prende dopo aver corso, ma non contiamoci balle, che lo si fa solo per buttare giù pancia.

Gli anni scorsi andavo in un bel parco dalle parti della mia ex casa. Silenzio, alberi, uccellini, un percorso collaudato e familiare. E soprattutto una routine. E’ importante. Perché, vuoi per un mio autismo di fondo (alcuni direbbero di superficie), vuoi per la già citata scarsa propensione naturale dell’uomo alla corsa, una routine mi serve per convincermi ad alzare il culo dal suddetto divano e mettermi a fare un’attività così fuori dalla natura umana.

La villetta l’era proprio bellina. E c’ero affezionato. In gioventù era stata teatro delle mie umiliazioni da aspirante tennista coatto (coatto nel senso che mi ci obbligarono, non ahò anvedi limortaccitua e de chi nun te lo dice). Ma nonostante tutto conservavo un bel ricordo. L’unico inconveniente erano i cani, tanti cani, cani ovunque. Ovunque ma con una spiaccata predilezione per lo spazio in mezzo alle mie gambe. Mentre correvo.

Che ci vuoi fare, i cani sono giocherellosi, esuberanti. Piuttosto sono quelle teste di cazzo dei padroni che li sguinzagliano liberi nel parco quando ci sono cartelli grossi così che lo vietano. Per non parlare dei recinti fatti apposta per far scorrazzare in libertà i simpatici quadrupedi abbaianti, puntualmente ignorati da cani (e li posso anche capire) e padroni (già li capisco meno). Che poi mille e più volte sono stato tentato di chiamare i vigli, come le vecchiette rompicazzo. Ma poi ho desistito, queste cose me le riservo per quando sarò una vecchietta rompicazzo.

Com’è che sono finito a parlare di vecchiette e cani? Insomma, quello che volevo dire è che il quel parco mi ci trovavo piuttosto bene, sgambetti quadrupedi a parte. E ora che vivo altrove, mi dovrò trovare un’altra routine, un altro posto che mi diventi altrettanto familiare e comodo. Perché l’interminabile inverno s’è finalmente deciso a finire, mi sono tolto il maglione e, indovinate un po’, ho scoperto le solite rotondità indesiderate in zona adipe. Quindi vincerò la mia naturale riluttanza ad alzarmi dal divano e correrò, per quella meravigliosa sensazione di fatica e rilassamento che ti prende dopo. Diciamo così.

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