Cose che (non) mi mancheranno: 1- gli stecchini

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Ebbene sì. Il pargolo è cresciuto, e alla precoce età di …ehm… anni sta per lasciare il nido paterno/materno. E tra pareti da imbiancare, mobili da compare e scatoloni da inziare, è finalmente giunto il momento di fare un bilancio. In questa serie di post cercherò di raccontare le cose che mi lascerò alle spalle, e che mi mancheranno, oppure quelle che proprio non rimpiangerò d’aver lasciato.

Iniziamo da una cosa fondamentale, d’importanza oserei dire capitale, che in casa mia (o devo già iniziare a scrivere casa "dei miei"? è mica troppo presto? o troppo tardi? in fondo è sempre stata casa loro) non è mai mancata: lo stuzzicadenti.

Io non so che strano feeling ci sia tra siciliani e stuzzicadenti, anche Benigni nel suo Johnny Stecchino l’ha eletto a simbolo della sicilianità. Ma è tutto vero. In casa mia (ok, dei miei) poteva mancare la carta igienica (e mancava), ma di stecchini non si rimaneva mai senza.

E finché se ne rimangono nella loro scatoletta verde, tutti belli ordinati, sono anche carini. Con quel guerriero giapponese disegnato sopra, poi. Il problema degli stuzzicadenti, in casa mi… …dei miei (mi ci vorrà un po’ di tempo ad abiutarmi), è che raramente se ne rimangono nella loro ordinatissima scatoletta. In casa Hardla te li ritrovi ovunque, in bagno, sul lavandino, su tavoli, scrivanie, sedie, libri, telecomandi, computer etc etc etc.

Tutti. Rigorosamente. Usati.

Papà Hardla li lascia ovunque. Tranne che nella rumenta, ovivamente. Si vede che in Sicilia usa così. O almeno lo spero tanto.

Gli stuzzicadenti spezzati, lasciati in giro ovunque, tutti sbavussati da mio padre, dal sangue cui devo il mio sangue, no, quelli non mi mancheranno.

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