Ciao vecchio Signore

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Sandra e RaimondoIn questi momenti rimpiango i post commemorativi dell’amico Seaweeds, perché con poche bellissime immagini sapeva rendere omaggio in modo elegante al dipartito di turno. Ma non ne ha più voglia, vallo a capire.

E allora tocca a me cercare di ricordare Raimondo Vianello, la cui scomparsa m’ha profondamente colpito. Non che ci abbia colto di sorpresa, sia chiaro. Ai funerali di Mike Bongiorno, qualche mese fa, se uno si metteva a fare la conta dei grandi della vecchia generazione, non ne rimanevano mica più tanti. E il più probabile, per anzianità, era proprio Raimondo.

Il giorno del funerale di Mike ero in albergo, con la tv accesa. Guardavo quelle solenni immagini con lo spirito di chi guarda il meteo la mattina. Perché Mike era Mike. Non era simpatico, era paternalista, era sempre in casa nostra, da una vita. La cerimonia al Duomo, giusta per una celebrità, non per un amico.

La morte di Raimondo Vianello m’ha colpito molto di più. Forse è solo questione di simpatia. Forse non si può conoscere davvero qualcuno che vedi solo in tv, ed è perfettamente inutile cercare di esprimere giudizi sulla persona. Ma l’immagine di Vianello che ho sempre avuto in testa è che fosse proprio un gran signore. Ed è questa immagine che mi fa essere triste.

Quello che m’ha sempre fatto apprezzare Raimondo Vianello non sono solo le sue innumerevoli prove d’artista. Il Vianello che piaceva a me era quello che faceva una battuta improvvisata, fuori dal copione, magari in un’intervista, in una partecipazione a un varietà o nei suoi programmi sul pallone. Una battuta spontanea, non studiata. Ma di straordinaria efficacia ed eleganza.

Raimondo Vianello aveva un senso dell’umorismo sferzante ed improvviso. Gli bastava una sola parola, precisa, mai volgare o offensiva, detta al momento giusto, per smontare bonariamente l’interlocutore. O per arginare un fiume in piena, come Tognazzi. O ancor meglio quel fiume di parole in piena che è Sandra. La sua Sandra, l’abbiamo vista stravolta, e come potrebbe non esserlo.

Così m’immaginavo Raimondo Vianello. Così mi piace immaginarmi, così mi piacerebbe essere. Perché per chi è timido con le parole, e fa fatica a parlare, può essere comodo mettere a tacere l’interlocutore con una sola precisissima ed elegante battuta.

Mi mancheranno le sue battute.

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