Non ci sono più le K di una volta

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Forse ve ne sarete accorti, forse no, forse quando si ripristina una qualunque normalità la gente non ci fa caso perché, appunto, è normale che sia così. Però a me sembra, pare, che forse l’anomalo e smodato uso di lettere Kappa e di contrazioni fantasiose stia registrando una frenata. Che il picco sia superato. Che le orride ma funzionali (?) abbreviazioni da SMS di bimbiminkia decerebrati siano sempre meno usate.

Correggetemi se sbaglio. Ma a me sembra, pare, di leggere sempre meno arbitrarie mutilazioni della lingua italiana. Che la dittatura da 160 caratteri sia stata spodestata da una più benevola monarchia di messaggistica istantanea gratuita, fatta di caratteri infiniti e di, ohibò, immagini! Gli iMessage, i Viber e i Whatsapp hanno ucciso (o quanto meno ferito a morte) SMS e MMS. Pure Facebook ci si è messo a dare il colpo di grazia.

Da un giorno all’altro la gente ha ripreso a scrivere le parole utilizzando tutte le lettere necessarie, incitata dai correttori automatici dei propri smartphone e minacciata da truppe partigiane di Grammar Nazi (nazisti della grammatica), orde di utenti precisini che passano il loro tempo a correggere gli errori di battitura altrui su forum, social network, siti, cartelli stradali et cetera. Questi loschi figuri, che per anni hanno dovuto malsopportare inevitabili contrazioni di parole ad uso SMS, nascondendo nell’ombra la loro frustrazione, possono finalmente mostrare al mondo tutta la loro competenza in materia di accenti e apostrofi. E, naturalmente, sfogare la loro aggressività repressa in una sanguinosa faida contro i colpevoli di crimini contro la grammatica, nelle inevitabili ritorsioni che si attuano ogni volta che una dittatura viene fatta decadere.

L’ultimo terreno di battaglia, l’ultimo pericoloso avversario da sconfiggere, è il misterioso Twitter. Che in Italia ancora non abbiamo capito bene cosa farcene, ma se mai lo capiremo, come succede già da anni altrove nel mondo, porterà nuova linfa alla causa delle Kappa agonizzanti. Twitter, coi suoi 140 caratteri gratuiti, è più restrittivo e potenzialmente pericoloso dell’agonizzante SMS, l’ultimo avversario, l’ultimo nemico da sbaragliare per la salvaguardia della purezza della lingua italica.

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