Casa nuova casa

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Riprendo in mano la tastiera per un post un po’ nostalgico e parecchio celebrativo. Delle vacanze non starò a parlare perché i miei quattro lettori avranno già saputo tutto nei post a quattro mani scritti con Santuzza (qui e qui).

La novità è che ho traslocato. Non una grande novità, sicuramente non per voi che magari ci sarete abituati, e comunque non siete coinvolti, ma per me lo è, per diverse ragioni.

Il punto è che ho amato moltissimo il piccolo monolocale nei vicoli, mi rispecchiava, mi si adattava completamente, e ha segnato il periodo più importante della mia vita, quello che con maggior vigore ha segnato il mio passaggio da ragazzo (vecchio ragazzo, a dire il vero) ad adulto. Non che sentissi particolarmente l’esigenza di questa transizione, eh, il mondo degli adulti ha decisamente più svantaggi di quello precedente, ma è anche una questione di dignità, alla soglia dei 40 anni si rischia di risultare un po’ patetici a far finta di essere ancora gggiovani. E ne conosco di persone che, a discapito delle prime evidenti rughe, fanno finta di essere ancora teenagerbellaziominchia.

La stessa decisione di traslocare è stata una scelta di maturità, a conferma dell’avvenuta transizione di cui sopra. Non sentivo la particolare esigenza di allontanarmi dal centro, in quella parte dei vicoli mi sono trovato benissimo da subito, anzi da prima di subito, da quando ho iniziato a frequentarla prima come beone semiprofessionista e poi come barista semiprofessionista. La zona era tranquilla, la posizione ottimale, al lavoro ci arrivavo a piedi in meno di 10 minuti, prendendomela comoda, alla sera avevo la vista sul porto e la Lanterna, e spesso godevo di fantastici tramonti, come ho più volte documentato sul mio blogghetto fotografico.

La scelta di maturità è rendersi conto che quando una cosa con affitto incontra una casa gratis, la casa con affitto è una casa morta, come ci insegna l’agente immobiliare di Sergio Leone. La casa gratis, in questo caso, è la casa dei nonni, rimasta vuota perché nonno non c’è più da qualche anno, e nonna vive ormai in pianta stabile coi miei genitori.

Non è stata una decisione semplice, nonostante gli ovvi vantaggi economici della scelta e la prospettiva di potermi innalzare finalmente sopra la soglia di povertà ISTAT. Ho vissuto gli ultimi giorni prima e durante il trasloco con un magone epocale. Una tristezza di fondo che ho cercato di sublimare nel modo che mi è più congeniale, scattando fotografie della vecchia casa e del panorama che tanto ho amato. Per una sfortunata serie di coincidenze ho vissuto quei giorni completamente da solo e ciò ha contribuito ad accescere quell’opprimente senso di nostalgia incombente che tanto ha caratterizzato il momento dell’addio.

Poi però mi sono ritrovato nell’altra casa, piena di mobili da smaltire e scatoloni da organizzare, e il momento-nostalgia è morto per sopraggiunti impegni impellenti.

La casa della nonna è, per definizione, senile. Cosa che a Santuzza non dispiace ma a me fa storcere un po’ il naso. Integrando le cose che c’erano e quelle che ci abbiamo messo dentro siamo fiduciosi di riuscire a crearci uno spazio più nostro, anche cambiando colori e stile, ma mantenendo quel velo di senilità che sarebbe un peccato, per il momento, far sparire. In fondo mi piace l’idea di riuscire comunque a riconoscere i segni della vecchia casa dei nonni, evitando stravolgimenti totali e limitandoci al necessario. Anche perché, se non s’era capito, gli stravolgimenti non ce li potremmo permettere neppure se li volessimo. Nondum est matura.

Certo, Borgoratti non è il centro storico, è più scomodo, c’è più traffico, ma è molto meglio di quello che temevo. La casa è più grossa e tranquilla. La focaccia è buona, ed è già un punto d’inizio, la pizza anche. L’ora blu sulla collina di Apparizione ha un fascino placido, meno urlato del tramonto sul porto, ma decisamente apprezzabile. Il quartiere è un mix di vecchie case contadine ottocentesche e palazzoni popolari anni ’60, ruscelli e tralicci dell’alta tensione, vicoletti e stradoni. E salite ovunque, come nel resto di Genova ma anche di più. Al contrario dei vicoli, più omogenei, Borgoratti ha il fascino del contrasto, penso mi potrà dare soddisfazioni a livello fotografico.

Ho voluto bene alla vecchia casetta, per tanti motivi. Ha innescato una transizione verso una maggior maturità, non solo quella mia personale, ma anche quella che caratterizza il mio rapporto con Santuzza. Ha coinciso con quella che, finora, è stata la fase più piena, bella ed importante della mia vita. La speranza è che anche la fase che si stia aprendo, che sia vissuta a Genova o Torino, mantenga la tendenza positiva.

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