Blogstar a tavolino

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DISCLAIMER: Poiché ho ricevuto alcune richieste di chiarimento da blogger che stimo, mi è sorto il sospetto di essere stato poco chiaro. Quindi lo dico pubblicamente: questo post non è un’invettiva, è solo umorismo. Scritto male, evidentemente. Non voglio riferirmi a nessuno in particolare, tanto meno ad amici che ho linkato sulla colonna di sinistra. Quando parlo di blogstar, alludo a generiche celebrità virtuali, che anche quando scrivono "il cielo è blu" ricevono 89 commenti deliranti del tipo "ma che lucida e chiara visione della vita, ti ammiro". Tutto qui.

Questa è la mia ricetta per diventare una blogstar in poche semplici mosse. Seguendo le istruzioni per la creazione di post stilisticamente perfetti, in breve tempo diventerete delle vere e proprie celebrità telematiche, avrete onori, soldi, donne e sacrifici umani in vostro onore. Non l’ho mai provato personalmente, ma guardando molti blog di successo, sono convinto che funzioni alla grande. Non è l’unico modo per farsi strada nel duro mondo dei bloggers, naturalmente, esistono altri stili e tecniche che possono funzionare ugualmente bene, ma non è che posso svelarvi tutti i segreti ora, no?

Allora, per un post perfetto bisogna iniziare con una citazione, meglio se in una lingua straniera, ancora meglio se la lingua non è l’inglese, che altrimenti la capiscono in troppi. E, per questo motivo, potrete scegliere brani a casaccio, tanto chi se ne accorge? Usare colori, adeguati all’argomento. Iniziare a parlare di cose di tutti i giorni tipo oggi mentre stavo imburrando il pane mi si è spezzata la fetta biscottata, e gradualmente introdurre grandi temi esistenziali, abbastanza inusuali da suscitare l’interesse altrui ma altresì riconducibili a esperienze dell’immaginario comune, in modo che molti possano rispecchiarvisi. Che poi non è che ce ne siano molti di questi temi, l’amore, il dolore, il rapporto con gli altri, le solite balle, insomma. L’importante è far capire l’argomento generale e il forte travaglio che si sta attraversando, poi il resto non conta, quindi meglio essere criptici, più che allusivi, usare frasi senza senso, difficili, con immagini forti e simboliche. Che cosa simboleggino poi quelle immagini nessuno lo capisce, ma sono così intense. Un po’ come le canzoni dei Doors, belle perdìo, ma chiunque può sentirci quel che cazzo vuole. Mai parlare chiaro, MAI, altrimenti si sgonfia tutto e la gente si accorge che ti stai lamentando di un’unghia incarnita. Perché un conto è dire che il piede ti faceva un male della madonna e che non riuscivi a muoverti, altra cosa è lasciar intendere un dolore interno che ti impediva di avvicinarti alla gente senza essere spaventato dalla sofferenza che questo gesto irrimediabilmente ti avrebbe arrecato. E qui ci sbatti un’altra citazione, magari il verso di una canzone abbastanza nota, ma non troppo, tanto i lettori li hai già impressionati con la frase in ungherese arcaico che hai scritto all’inizio, ora devi mostrarti più accondiscendente nei confronti del volgo.
Ecco, la tua sensibilità l’hai già sbandierata, ma non puoi chiudere il post così, sennò che figura ci fai? Devi lasciare intendere che nonostante l’enorme sofferenza che tiene prigioniero il tuo animo, non ti lascerai abbattere, che continuerai a lottare. Un paio di frasi finto ottimiste, ma che si capisca che, in fondo, stai cercando di convincere te stesso, più che gli altri. Un training autogeno piuttosto evidente, ma destinato al fallimento. Ecco, il fallimento è importante, perché a nessuno piace farsi i cazzi di una persona felice, devono capire che su quel muro che ti sbarra la strada della felicità tu ci sbatterai il muso più e più volte. Così torneranno a leggerti e a commentarti, i più sensibili per condividere il tuo dolore, e il restante 90% per trovare un termine di paragone negativo che riesca a rivalutare le loro solite vite.
Ecco, dopo questo post temo che non diventerò mai una blogstar, cacchio, mi sono fregato. Pazienza.

Quando ho scritto queste righe, non immaginavo che l’espediente avrebbe riscosso un discreto successo. Altri bloggers, me compreso, hanno provato a realizzare un Post Perfetto a tavolino. Il resoconto di questi tentativi si può trovare in QUESTO POST.

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