Applausi per Hardla

| 65 commenti


Oh, bella raga.

No non sono ancora impazzito del tutto, stavo solo cercando d’entrare in sintonia col gergo dei giuovani d’oggi. Essì, perché l’argomento del giorno è l’hip-hop italiano. Devo premettere una cosa che forse potrebbe, in parte, condizionare il resto della discussione: a me l’hip-hop fa tendenzialmente cagare. A parte magari robe tipo Frankie Hi-NRG, ma diciamo che il 95% di quello che ho sentito non ha riscosso il mio gradimento, per dirla in modo più fine di prima.

L’hip-hop italiano, dicevamo. E già diventa tutto più facile, che altrimenti dovevo scrivere pure dell’hip-hop americano e del fatto che in tutti i video che ho visto ci sono un casino di neri vestiti in modo stravagante che si circondano di fighe vestite nel minor modo possibile. E la loro presenza, per quanto gradevole, spesso mi appare piuttosto pretestuosa, ma non me ne lamento. Basta mettere l’audio su MUTE.

Da quello che m’è parso d’intuire, il maggior limite di molti rapper italiani è quello di essere italiani, appunto. Nel senso che spendono molte delle loro energie a cercare di essere dei neri americani. E visto che passare per neri è difficile, allora si concentrano sulla parte americana della faccenda. Girano per le strade di Campobasso conciati manco fossero nei sobborghi di Detroit. Roba che a Nando Moriconi gli fanno ‘na pippa.

Un Fabri Fibra, ad esempio, da quello che ho sentito dire, ha fatto un CD in cui si diverte a sfanculare in tutte le canzoni qualsiasi categoria di persone e/o oggetti. Che mi sembra un po’ la strategia su cui Eminem ha fondato la sua notorietà, a dire il vero.  L’essere odioso e irritante fa quindi parte del DNA di una certa categoria di rapper, evidentemente.
Un Mondo Marcio, invece, ha scelto di cantare come se gli avessero infilato una patata nel gargarozzo. Ma deve aver pensato che un tubero in gola forse è un espediente un po’ troppo raffinato, quindi ha rincarato la dose, scegliendo di prodursi pure in un finto accento inglesizzante. Roba che neppure Don Lurio, Dan Peterson, Heather Parisi e Stanlio e Ollio sarebbero riusciti ad eguagliare.

Ma allora forse l’essenza del rapper italiano da hit-parade si può sintetizzare nella figura di un tizio che si presenta in pubblico parlando in modo incomprensibile, assumendo un attegiamento strafottente, e che per avere successo scrive robe odiose.
Ma, mi chiedo: c’era proprio bisogno di Fabri Fibra e Mondo Marcio? Quando è anni che in Italia c’abbiamo già Don Baget Bozzo. Che c’ha il cognome mezzo strano, che fa pure un po’ americano. Senza bisogno d’inventare un nome d’arte.

65 Comments

Rispondi a Arancione Annulla risposta

-->